di Massimiliano Scagliarini
BARI – Chiariamolo subito: l’acqua distribuita ai pugliesi in questi anni è perfettamente potabile, ampiamente nei parametri di legge. Tuttavia il cloro utilizzato per purificarla è pericoloso. Lo dice una perizia che gli esperti Giovanni Tiravanti (Cnr) e Luca Lucentini (direttore del reparto Igiene acque interne dell’Istituto superiore di sanità) hanno consegnato alla Procura di Bari nell’ambito dell’indagine sulle forniture di ipoclorito di sodio effettuate ad Aqp negli anni dal 2011 al 2015. Un documento molto tecnico, le cui conclusioni sono però molto chiare.
«Non possono escludersi – scrivono infatti i due consulenti della Procura – concreti pericoli per la salute dei consumatori, soprattutto tenendo conto dell’estensione temporale dei fenomeni oggetto di attenzione ai potenziali contaminanti – acqua potabile quotidianamente assunta – e delle dimensioni della popolazione esposta (circa 4 milioni di consumatori».
Il cloro, insomma, era sporco. E questo perché, «sistematicamente», secondo i due consulenti, ad Aqp è stato fornito «ipoclorito non conforme agli appalti pubblici». Un cloro «industriale», e non la sostanza chimica destinata al consumo umano, la cui filiera è controllata e certificata dal produttore fino all’utilizzatore. Ed è qui il nodo dell’indagine coordinata dal pm Claudio Pinto, che ora dovrà tirare le somme tra il parere dei tecnici e gli approfondimenti svolti dal Nucleo di polizia tributaria della Finanza: il cloro industriale è «sporco», perché presenta tracce di contaminanti come ad esempio i bromati, e per quanto il sistema di potabilizzatori di Aqp funzioni alla perfezione, dalle indagini è emerso che il cloro consegnato dal fornitore non veniva controllato adeguatamente. Di più: a febbraio 2016 le indagini hanno accertato che in alcuni dei laboratori ubicati presso gli impianti di potabilizzazione i cromatografi erano disattivati, e che le analisi si limitavano a valutare la concentrazione del cloro ma non miravano ad accertarne la purezza. Semplicemente, si fidavano delle dichiarazioni del fornitore.
Per questo le ipotesi di reato vanno dalla frode in pubbliche forniture alla turbativa d’asta fino alla contraffazione di sostanze alimentari, che è un reato di pericolo: è sufficiente che queste sostanze vengano distribuite per il consumo umano. Gli indagati iniziali erano 13, tra cui l’ex amministratore di Aqp, Nicola Costantino, l’amministratore della società titolare dell’appalto (Chimica D’Agostino) Donato D’Agostino, oltre a dirigenti, tecnici e impiegati dell’Acquedotto: ma è probabile che l’esame degli ultimi atti di indagine possa portare ad ipotizzare altre responsabilità.
Aqp ufficialmente non commenta, essendo aperte le indagini. Tuttavia fonti di Acquedotto tengono a ribadire che non esistono rischi per la distribuzione idrica, proprio perché – come ha accertato la stessa perizia – il processo di potabilizzazione garantisce la qualità dell’acqua, verificata anche dalle analisi svolte da Arpa Puglia.
Resta però il problema della fornitura di cloro. Pare che in occasione dello scorso appalto, una ditta siciliana abbia scritto ad Aqp facendo notare che nessun fornitore italiano produce l’ipoclorito con le caratteristiche richieste (deve essere importato dall’estero). Un avvertimento che non sarebbe stato tenuto in alcuna considerazione. Nel frattempo il cloro continua ad essere fornito dal precedente appaltatore, anche se è in corso una nuova gara non ancora aggiudicata.